Citomegalovirus Come Si Prende?

Citomegalovirus Il Citomegalovirus (CMV) è un virus appartenente alla famiglia degli Herpesvirus, estremamente diffuso a livello globale. Una volta contratto, il CMV rimane latente all’interno dell’organismo per tutta la vita, ma può riattivarsi in caso di indebolimento del sistema immunitario.

  • Una persona può essere anche nuovamente infettata da un diverso ceppo del virus.
  • Si stima che nel corso dell’esistenza dal 40 all’80% della popolazione nei Paesi industrializzati e la quasi totalità della popolazione nei Paesi in via di sviluppo, vada incontro a un’infezione da CMV, che di norma evolve senza sintomi e si traduce in una infezione latente.

In Italia circa il 70-80% della popolazione adulta risulta positiva agli anticorpi anti-CMV. Un buon sistema immunitario è in grado di tenere sotto controllo l’infezione, ma negli individui immunodepressi (con difetti del sistema immunitario, sottoposti a chemioterapia per un tumore, affetti da Hiv o che hanno ricevuto un trapianto d’organo o di midollo) e nei bambini al di sotto dei due anni si possono verificare gravi complicanze, in particolare a occhi, polmoni, fegato, esofago, stomaco, intestino e sistema nervoso centrale.

  • L’aspetto più importante legato al CMV, è rappresentato dalle infezioni congenite.
  • Un’infezione contratta durante la gravidanza e trasmessa al feto può, infatti, arrecare al bambino danni permanenti anche gravi.
  • Trasmissione L’infezione da CMV può essere il risultato di un’infezione primaria o non primaria (riattivazione e reinfezione).

L’uomo è l’unico serbatoio di infezione del CMV, la cui trasmissione avviene da persona a persona tramite i fluidi del corpo, quali sangue, saliva, urina, lacrime, liquido seminale, secrezione vaginale e latte, e proprio per questo si trasmette facilmente nell’ambiente domestico e nelle comunità scolastiche.

  1. Il contagio può avvenire per contatto da persona a persona prevalentemente tramite l’inalazione o l’ingestione di goccioline di saliva o di muco, più raramente mediante il contatto con l’urina (nei bambini).
  2. Non si può escludere la trasmissione per via sessuale anche se la maggior parte degli adulti ha già acquisito l’infezione.

Infine, il CMV può essere trasmesso attraverso trasfusioni di sangue o emoderivati e con trapianti di midollo o di organi e dalla madre al figlio durante la gravidanza (infezione prenatale) o il parto (infezione perinatale) o l’allattamento (infezione postnatale).

  1. Il virus può essere eliminato dall’organismo infetto anche per mesi o anni dopo la prima infezione, specialmente nei bambini piccoli.
  2. Sintomi L’infezione da CMV si contrae generalmente durante l’infanzia o l’adolescenza e più raramente in età adulta.
  3. La maggior parte degli individui sani, adulti o bambini, non manifesta sintomi e non si accorge dell’infezione.

Nei casi in cui compaiano febbre, malessere e ingrossamento dei linfonodi, l’infezione può essere confusa con l’influenza o la mononucleosi infettiva e difficilmente vengono effettuati gli esami di laboratorio per accertarla. Le infezioni da CMV che si sviluppano nei soggetti immunocompromessi possono riguardare tutti gli organi e, in particolare, possono provocare polmonite, retinite con alterazione della vista, ed encefalite.

Infezioni madre-figlio CMV è un’importante causa di patologie fetali, anche gravi se trasmesso al feto durante la gravidanza, infatti risulta essere la principale causa di infezione congenita nei Paesi sviluppati, con un’incidenza compresa tra lo 0,3% e il 2,3% di tutti i nati vivi. In Italia l’incidenza è variabile tra lo 0,57% e l’1%.

L’incidenza di infezione congenita da CMV è strettamente correlata alla sieroprevalenza materna e al tasso di trasmissione che è differente tra infezione materna primaria e non primaria. L’infezione materna da CMV viene classificata come primaria quando è acquisita per la prima volta durante la gravidanza in una donna precedentemente sieronegativa, e secondaria quando avviene per riattivazione del virus latente o per reinfezione con un nuovo ceppo di CMV in una donna che aveva già contratto l’infezione.

  • Il rischio di trasmissione al feto per l’infezione primaria varia fra il 30% e il 40% nel primo e secondo trimestre e fra il 40% e il 70% nel terzo trimestre.
  • Il rischio di trasmissione a seguito di infezione secondaria è invece molto più basso (1-2%).
  • Per il feto il rischio di complicanze, di sintomi alla nascita e di esiti a distanza, sono maggiori se si verifica un’infezione primaria, in particolare durante il primo trimestre di gravidanza.

In questo caso, un’infezione da CMV può anche causare parto prematuro, aborto spontaneo e morte fetale. L’85-90% dei neonati con infezione congenita è asintomatico e circa il 10% di questi presenterà sequele tardive, nella maggior parte dei casi un difetto uditivo neurosensoriale che può essere più o meno grave.

In alcuni casi questo difetto può manifestarsi già alla nascita. Il 10-15% circa dei neonati invece svilupperà una sintomatologia conclamata al momento della nascita, con sintomi che possono essere transitori o permanenti. Tra i sintomi transitori si segnalano in particolare l’epatosplenomegalia, la polmonite, l’ittero, le petecchie, il basso peso alla nascita e le convulsioni.

I sintomi permanenti possono essere molto gravi e causare diverse forme di disabilità permanente come sordità neurosensoriale, deficit visivi, ritardo mentale, ritardo psicomotorio, microcefalia, deficit di coordinazione dei movimenti, epilessia. In alcuni bambini i sintomi compaiono mesi o anni dopo la nascita, e in questi casi i segnali più comuni sono la perdita dell’udito e della vista.

  • La comparsa di disabilità permanenti è più probabile nei bambini che mostrano i sintomi già alla nascita.
  • Il CMV può essere trasmesso dalla madre al neonato anche durante il parto (infezione perinatale) oppure attraverso l’allattamento (infezione postnatale).
  • In genere, la trasmissione perinatale o postnatale del CMV non è associata alla comparsa di un’infezione di tipo sintomatico o di sequele neurologiche se non in rare eccezioni, come ad esempio nei bambini prematuri o con basso peso alla nascita.

Meno di un terzo dei bambini con malattia severa alla nascita muore nel periodo perinatale per disfunzione multi-organo, conseguente a grave insufficienza epatica, coagulazione intravasale disseminata, emorragie, o importante danno neurologico. Diagnosi La diagnosi di un’infezione da CMV richiede l’esecuzione di analisi del sangue in quanto, non essendoci disturbi specifici, non si riesce ad identificare durante la visita medica.

Con le analisi del sangue si rilevano gli anticorpi anti-CMV che, nel caso di infezione in corso risultano essere IgM, nel caso di infezione pregressa IgG. La diagnosi di infezione materna primaria da CMV si basa sulla comparsa di IgG virus-specifiche nel siero di una donna in precedenza sieronegativa o sulla rilevazione di anticorpi IgM specifici associati con IgG a bassa avidità.

La diagnosi di riattivazione secondaria è basata su un aumento significativo del titolo anticorpale IgG, con o senza la presenza di IgM ed IgG ad alta avidità. Nel caso in cui prima della gravidanza il test anti-CMV risulti negativo, è importante che la donna presti particolare attenzione alle misure utili a evitare il contagio durante la gravidanza.

  1. Lo screening dell’infezione da Citomegalovirus non deve essere offerto alle donne in gravidanza poichè non ci sono prove di efficacia a supporto dell’intervento.
  2. La diagnosi di infezione fetale di per sé non è un indicatore di malattia.
  3. Non è stato ancora identificato un marker del periodo prenatale per prevedere se un feto con infezione congenita sarà sintomatico o meno, o se si svilupperanno sequele e di che tipo.

I dati degli studi osservazionali sulla profilassi o terapia con gammaglobuline anti-CMV specifiche disponibili non sono stati confermati da studi clinici controllati randomizzati. I farmaci antivirali utilizzabili per l’infezione si sono dimostrati teratogeni negli animali e mancano studi sull’uso in gravidanza.

Questa raccomandazione attribuisce valore all’alta sieroprevalenza dell’infezione nella popolazione italiana, alla ridotta gravità delle sequele neonatali conseguenti a un’infezione materna secondaria, all’assenza di trattamenti prenatali di provata efficacia e sicurezza per la prevenzione della trasmissione verticale o per la riduzione delle conseguenze di una infezione congenita.

Per determinare l’eventuale trasmissione del CMV al feto sono necessari esami più invasivi come l’amniocentesi, da effettuare almeno 7 settimane dopo la data presunta dell’infezione materna, e l’analisi del sangue fetale. Sebbene attualmente i test sui neonati per CMV non vengano eseguiti di routine, l’infezione congenita può essere diagnosticata identificando il DNA del virus mediante PCR (Polymerase chain reaction) nelle urine, nella saliva o in altri liquidi corporei prelevati entro le prime 2-3 settimane di vita.

Dopo 3 settimane di vita, l’individuazione del virus può indicare infezione perinatale. La valutazione del carico virale su sangue o urina di un neonato con infezione congenita può essere utile per la prognosi e il monitoraggio in caso di eventuale terapia. Trattamento Ad oggi non sono disponibili trattamenti prenatali efficaci e sicuri per prevenire la trasmissione madre-feto dell’infezione.

Il trattamento con farmaci antivirali (ganciclovir o valganciclovir) delle infezioni congenite sintomatiche da CMV da iniziare nel primo mese di vita e sotto il controllo del pediatra può ridurre i danni al feto (in particolare il deterioramento della funzione uditiva e psicomotoria dei bambini infetti).

Tuttavia, il valganciclovir può avere effetti collaterali gravi per cui la scelta migliore è quella di affidarsi allo specialista e seguire attentamente le sue indicazioni. Il soggetto immunocompetente che contrae l’infezione da CMV non ha generalmente necessità di terapia antivirale. Il paziente immunocompromesso con diagnosi di infezione da CMV necessita di trattamento antivirale con ganciclovir e valganciclovir.

Gli effetti collaterali sono reversibili e dose dipendenti. Prevenzione Un vaccino per prevenire l’infezione congenita da CMV è in fase di sviluppo. Attualmente, il modo migliore per limitare il rischio di contagio è un’attenta igiene personale, soprattutto per le categorie di persone più vulnerabili alla malattia (donne in gravidanza, individui immunodepressi, bambini piccoli o appena nati).

È sempre buona regola lavarsi le mani con acqua calda e sapone prima di mangiare e di preparare e servire il cibo, dopo aver cambiato i bambini, dopo essere andati in bagno e dopo ogni tipo di contatto con fluidi corporei. È opportuno evitare di scambiarsi posate o altri utensili durante i pasti, soprattutto con bambini piccoli.

Più in generale la pulizia della casa e soprattutto delle superfici contaminate da fluidi corporei (come saliva, urina, feci, liquidi seminali e sangue) facilita la prevenzione del contagio. Per quanto riguarda le trasfusioni di sangue ai soggetti immunodepressi e trapiantati, la possibilità di trasmettere il CMV viene minimizzata ricorrendo a donatori sieronegativi (quelli che non hanno anticorpi anti- CMV e che quindi non si sono mai infettati).

Perché viene il citomegalovirus?

L’infezione da citomegalovirus è una comune infezione da herpesvirus e presenta una vasta sintomatologia; i sintomi possono essere assenti oppure si può sviluppare febbre e affaticamento (come nella mononucleosi infettiva) fino ad arrivare a gravi sintomi che interessano occhi, cervello o altri organi interni.

La maggior parte dei soggetti è asintomatica, ma alcuni provano malessere e sviluppano febbre; invece i soggetti con sistema immunitario compromesso possono sviluppare sintomi gravi, cecità inclusa. Il citomegalovirus può causare una malattia grave nei neonati infettati prima della nascita. I medici possono rilevare l’infezione attraverso la coltura di un campione di un liquido corporeo infetto, come l’urina. Spesso non è necessario alcun trattamento; tuttavia, se l’infezione è grave, si possono somministrare farmaci antivirali.

Il CMV può causare sintomi subito dopo la comparsa dell’infezione. Inoltre, il virus rimane quiescente (inattivo) in diversi tessuti per tutta la vita. Diversi stimoli possono riattivare il CMV quiescente, con conseguente proliferazione del virus che talvolta può causare la malattia.

Possono essere infettati i polmoni, l’apparato gastrointestinale, il cervello, il midollo spinale o gli occhi. I soggetti infetti possono diffondere il citomegalovirus in modo discontinuo, tramite l’urina o la saliva. Il virus è presente anche nel muco cervicale (la cervice è la parte inferiore dell’utero), nello sperma, nelle feci e nel latte materno.

Quindi il virus si diffonde tramite contatto sessuale e non sessuale. Se viene contagiata una donna in gravidanza, il feto può contrarre l’infezione durante la gravidanza o durante il parto. Nella maggior parte dei casi l’infezione da citomegalovirus è asintomatica.

  • Alcuni soggetti infetti si ammalano e sviluppano febbre.
  • Una persona sana che riceve una trasfusione di sangue contenente il CMV e contrae l’infezione, dopo 2-4 settimane può presentare febbre e talvolta infiammazione del fegato.
  • Se una donna in gravidanza trasmette il CMV al feto, possono conseguirne: Nei neonati, l’infezione da CMV può causare gravi danni a carico del fegato o del cervello.

I neonati che sopravvivono possono presentare perdita dell’udito e disabilità intellettive.

Nei neonati, urinocoltura Esami del sangue Nei soggetti con sistema immunitario compromesso, spesso una biopsia

L’infezione da citomegalovirus può non essere riconosciuta immediatamente. Spesso la diagnosi dell’infezione da citomegalovirus non è necessaria negli adulti e nei bambini sani perché il trattamento non è necessario. Tuttavia, i medici considerano la possibilità di un’infezione da CMV nei seguenti casi:

Presenza di febbre e affaticamento in persone altrimenti sane Neonati che appaiono malati

Una volta sospettata l’infezione da CMV, il medico richiede gli esami volti a identificare il virus nei liquidi o nei tessuti corporei. Nei neonati, la diagnosi viene solitamente formulata mediante l’invio di un campione di urina in laboratorio per la coltura e l’identificazione del virus. Si possono anche eseguire analisi del sangue per stimare la quantità di virus presente.

Per la retinite da CMV, farmaci antivirali Per le persone con infezione da HIV/AIDS, farmaci utilizzati per trattare le infezioni da HIV

Le forme lievi di infezione da citomegalovirus di solito non vengono trattate, e scompaiono spontaneamente. I farmaci antivirali vengono impiegati per trattare altri sintomi gravi dovuti a CMV; tuttavia, in questi casi l’efficacia della loro azione può essere inferiore rispetto a quando vengono utilizzati per il trattamento della retinite.

Se l’infezione da CMV si sviluppa in soggetti con sistema immunitario temporaneamente compromesso o soppresso (a causa di una malattia o di un farmaco), l’infezione solitamente scompare quando il sistema immunitario si riprende o il farmaco viene interrotto. NOTA: Questa è la Versione per i pazienti.

CLICCA QUI CONSULTA LA VERSIONE PER I PROFESSIONISTI CONSULTA LA VERSIONE PER I PROFESSIONISTI Copyright © 2023 Merck & Co., Inc., Rahway, NJ, USA e sue affiliate. Tutti i diritti riservati.

Quando è pericoloso il citomegalovirus?

L’infezione da CMV può diventare pericolosa se contratta durante la gravidanza, perché il virus può superare la placenta e contagiare il feto.

Cosa vuol dire essere positivi al citomegalovirus?

Quando è importante sapere di essere Citomegalovirus IgG positivo? – Alla luce della pericolosità di un’ infezione da Citomegalovirus in gravidanza, sapere di essere Citomegalovirus IgG positivo è particolarmente importante per le donne desiderose di un figlio.

Significato di Citomegalovirus IgG negativo : chi risulta Citomegalovirus IgG negativo è un individuo che non ha mai contratto in passato l’infezione da Citomegalovirus. Tuttavia, il fatto di essere Citomegalovirus IgG negativo non esclude che sia in corso un’infezione da Citomegalovirus. Significato di Citomegalovirus IgM positivo : chi risulta Citomegalovirus IgM positivo è un individuo che sta affrontando un’infezione da Citomegalovirus al momento della valutazione anticorpale o che l’ha affrontata pochissimo tempo prima (da meno di una settimana circa). Del resto le IgM sono gli anticorpi che l’essere umano produce in occasione dell’incontro con un nuovo agente infettivo o, se si preferisce, in occasione del primo incontro con un dato agente infettivo.

See also:  Glioblastoma Come Si Muore?

Nella tabella sottostante, i lettori possono consultare tutti i possibili risvolti delle due valutazioni anticorpali sopraccitate, relativamente al Citomegalovirus, rendendosi così conto di quando una certa situazione è pericolosa in occasione di una gravidanza e quando invece non lo è.

Risultati della valutazioni anticorpali Interpretazione in ottica di un’eventuale gravidanza
IgM negativa IgG negativa Significa che la donna esaminata non ha mai contratto l’infezione da Citomegalovirus. Pertanto, questo soggetto deve prestare particolare attenzione a certe norme igieniche ed evitare tutte le situazioni che espongono all’infezione da Citomegalovirus ( vedi approfondimento ).
IgM negativa IgG positiva Significa che la donna esaminata ha contratto in passato l’infezione da Citomegalovirus e che questa infezione non è in corso al momento delle valutazioni anticorpali. Per una donna desiderosa di un figlio, quella sopra descritta è la situazione più rassicurante.
IgM positiva IgG negativa Significa che la donna esaminata non aveva mai contratto l’infezione da Citomegalovirus in tempi passati e che la sta affrontando al momento delle valutazioni anticorpali (o l’ha affrontata pochissimo tempo prima). Eventualità molto rara, quella appena descritta sconsiglia vivamente la ricerca di una gravidanza, almeno fino a quando non è certa la presenza di IgG (per la produzione di queste devono trascorrere un paio di settimane da quando si sono riscontrate le IgM).
IgM positiva IgG positiva Significa che la donna esaminata ha contratto l’infezione da Citomegalovirus in un passato alquanto recente. Tale conclusione dipende dal fatto che le IgM, prodotte in occasione di un’infezione, scompaiono nel giro di 3-4 mesi. La situazione sopra descritta è una circostanza dubbia, che merita approfondimenti volti a capire qual è il rischio reale, in occasione di una gravidanza.

Citomegalovirus e gravidanza

Quanto tempo ci vuole per guarire dal citomegalovirus?

Citomegalovirus: in quanto tempo si guarisce? In un soggetto con un buon sistema immunitario e in salute, l’infezione da Citomegalovirus guarisce totalmente nell’arco di 4-6 settimane.

Come si manifesta il citomegalovirus?

Il citomegalovirus (CMV) è un virus che appartiene alla famiglia del herpesvirus. All’interno di questa famiglia troviamo anche il virus della varicella, l’herpes o il virus della mononucleosi. L’infezione da CMV è molto comune e presente in tutto il mondo perché più colpire chiunque.

  • In generale si tratta di un’infezione che non causa gravi problemi si salute.
  • Quando il virus infetta il corpo di una persona gli apparterrà per tutta la vita.
  • Difatti, solitamente rimane inattivo o latente per molto tempo e non si riattiva a meno che il sistema di difesa del nostro corpo (sistema immunitario) si veda alterato.

La maggior parte delle persone affette da questo virus e che non presentano problemi di salute gravi non mostrano nessun sintomo che li faccia sospettare della presenza del CMV. Coloro che sviluppano alcuni sintomi possono presentare febbre, infiammazione dei gangli, dolore muscolare o stanchezza,

  • Ciononostante, questo virus in neonati infettati durante la gravidanza o il parto, o in persone con un sistema immunitario debole si considera un problema di salute pubblica importante e può causare malattie gravi.
  • Il virus si trasmette da persona a persona con contatto diretto di fluidi corporali come la saliva, liquido seminale, sangue, orina e altre secrezioni.

L’infezione da CMV non si considera una malattia a trasmissione sessuale, perché non si trasmette solo mediante rapporti sessuali. Può propagarsi anche attraverso il latte materno, organi trapiantati, trasfusioni sanguigne o da madre a figlio durante la gravidanza o il parto.

Quando una donna viene contagiata durante la gravidanza è probabile che trasmetta il virus al feto. In questo caso si dice che il bambino ha un’ infezione congenita da citomegalovirus, Il 90% dei bambini che nascono con un’infezione di questo tipo contratta prima della nascita non presentando nessun sintomo legato a questo virus.

Ciononostante, il 10% restante, possono soffrire sordità, cecità, disabilità fisica e mentale e persino morte fetale. Non esiste nessun trattamento che ci permetta di curare ed eliminare il CMV né vaccini che ne impediscano l’infezione. Per tanto, si consiglia di diagnosticare mediante un prelievo del sangue se si è affetti dal virus.

All’interno della Riproduzione Assistita è importante identificare questo tipo di virus in particolare in donanti. L’Instituto Bernabeu ha le tecnologie necessarie per diagnosticare i casi di CMV. Lo scopo finale è evitare la possibile trasmissione agli embrioni e quindi future complicazioni durante la gravidanza.

La dottoressa Eva García, biologa di IBBIOTECH, del gruppo Instituto Bernabeu

Quanto tempo si rimane positivi?

Quanto dura la positività da Omicron 5? – Se i sintomi indotti dall’infezione sostenuta da Omicron 5 sembrano avere una durata inferiore rispetto a quanto finora osservato, ciò non sempre è vero per quel che concerne la positività. Da un lato, sono sati osservati diversi casi che suggeriscono che il periodo in cui si resta positivi potrebbe essere inferiore quando l’infezione è causata da Omicron 5 rispetto alle infezioni scatenate da precedenti varianti; in questi casi, il periodo si ridurrebbe a 5-7 giorni.

Come difendersi dal Citomegalovirus?

I consigli per la prevenzione in gravidanza – Se l’infezione primaria viene contratta in gravidanza, in circa il 30-40% dei casi il virus può essere trasmesso al feto (infezione congenita) e causare danni già evidenti alla nascita in circa il 20% dei feti infetti.

Non condividere con il bambino stoviglie (come tazze, piatti, bicchieri e posate), cibo (non assaggiare la sua pappa con lo stesso cucchiaio, non mordere lo stesso panino, etc), biancheria (come asciugamani, tovaglioli). Non portare alla bocca il ciuccio o qualsiasi oggetto che il bambino possa aver messo in bocca. Non baciare il bambino sulle labbra. Lavarsi accuratamente le mani dopo aver pulito il naso e la bocca del bambino, cambiato il pannolino, maneggiato la biancheria sporca e i giocattoli, dopo averlo fatto mangiare e dopo il bagno. Lavare frequentemente i giocattoli e le superfici (seggiolone, box, passeggino) con acqua e sapone.

I numeri di Humanitas

2.3 milioni visite +56.000 pazienti PS +3.000 dipendenti 45.000 pazienti ricoverati 780 medici

Come prevenire il Citomegalovirus?

Un’adeguata igiene e l’assenza di contatto con la saliva dei bambini aiuta permette alle donne di prevenire il contagio durante la gestazione. L’infezione, in sé per sé, sarebbe quasi trascurabile.

Quante donne contraggono il Citomegalovirus in gravidanza?

Significa che su dieci bambini di mamme che contraggono il CMV durante la gravidanza, 3 o 4 lo contraggono a loro volta. Ma attenzione: anche se il feto ha contratto il virus, non è detto che manifesti delle conseguenze, a breve o a lungo termine.

Come si chiama l’esame del Citomegalovirus?

L’Esame – Il Cytomegalovirus (CMV) è un virus comune, che causa infezioni generalmente asintomatiche o malattia lieve. In gravidanza, l’infezione può essere trasmessa al feto. E’ importante segnalare che il CMV è la più importante causa di sordità neurosensoriale non genetica nell’infanzia ed è secondo alla sindrome di Down come causa di ritardo mentale. Nei soggetti immunocompromessi si possono avere patologie gravi. Il test CMV ricerca gli anticorpi specifici presenti nel sangue e prodotti dall’organismo in risposta all’infezione, oppure direttamente il CMV DNA in vari campioni e liquidi biologici. Il Cytomegalovirus (CMV) è un virus che appartiene alla famiglia Herpesviridae e, come tutti gli altri membri, è in grado di stabilire latenza all’interno dell’organismo per tutta la vita, e quindi riattivarsi in caso di indebolimento del La difesa dell’organismo contro microrganismi e altre sostanze estranee; è composto di due parti principali: risposta umorale (linfociti B e produzione di anticorpi) e risposta cellulo- mediata (linfociti T che attaccano direttamente le sostanze estranee). « >sistema immunitario ( Nel trattamento del cancro, l’uso di farmaci per arrestare o rallentare la crescita delle cellule tumorali; poiché la chemioterapia può danneggiare anche le cellule sane, può essere associata ad effetti collaterali quali affaticamento, perdita di capelli, ulcere alla bocca, nausea e vomito. « >chemioterapia per un Crescita di un tessuto caratterizzata da proliferazione cellulare incontrollata. Il tumore può essere benigno (a crescita lenta, non infi ltrante, localizzata) o maligno (a crescita rapida, infiltrante e metastatizzante). Noto anche come neoplasia. « >tumore, infezione da HIV, riceventi trapianto d’organo o di midollo, ecc). Il virus stabilisce latenza a livello di alcune cellule del sangue (linfociti T, linfociti B), delle cellule tubulari renali, delle ghiandole salivari e delle cellule epatiche. L’infezione da CMV può essere il risultato di un’infezione primaria o non primaria (riattivazione endogena con lo stesso Ceppo virale e/o Ceppo batterico. Tipi di virus e/o batteri appartenenti alla stessa specie ma caratterizzati da piccole differenze. « >ceppo della prima infezione o reinfezione con un ceppo diverso). L’uomo è l’unico serbatoio di infezione, la trasmissione avviene da persona a persona tramite i fluidi corporei, quali sangue, saliva, urina, liquido seminale, secrezione vaginale e latte materno oppure attraverso il contatto con oggetti contaminati. L’infezione quindi si trasmette facilmente nell’ambiente domestico e nelle comunità scolastiche. Il contagio può avvenire per contatto da persona a persona, prevalentemente tramite l’inalazione o l’ingestione di goccioline di saliva o di muco, più raramente mediante il contatto con l’urina. Infine, il CMV può essere trasmesso attraverso trasfusioni di sangue o emoderivati, con trapianti di midollo o di organi e dalla madre al figlio durante la gravidanza (infezione prenatale) o durante il parto (infezione perinatale) o con l’allattamento (infezione postnatale). Il CMV è diffuso in tutto il mondo e in tutti gli strati sociali della popolazione, particolarmente nei paesi in via di sviluppo e nelle aree caratterizzate da scarse risorse socioeconomiche. Si parla di Numero di persone affette da una certa patologia in uno specifico momento in una certa popolazione. « >prevalenza dell’infezione per indicare la percentuale di individui che possiedono anticorpi e che quindi sono stati infettati. Tale valore è del 90-100% in Africa, Sud America e Asia, del 40-60% in America del Nord, del 50% circa in Gran Bretagna, del 70-80% circa in Italia e negli altri Paesi europei. Le persone che per lavoro (operatori in scuole materne e nidi) o legami familiari sono a stretto contatto con i bambini, soprattutto se di età inferiore ai tre anni, sono a maggior rischio di infezione e mostrano un tasso di sieroconversione annuale del 10-20%. Si stima, infatti, che nel 10-40% dei casi i bambini piccoli eliminano il virus con le urine e con la saliva. La maggioranza delle persone contrae l’infezione durante l’infanzia o in giovane età. Gli individui con sintomatologia lieve possono presentare Evidenze di una patologia o di una condizione, percepite dal medico o da persone altre rispetto al paziente. « >segni e sintomi aspecifici, come mal di gola, febbre, stanchezza e linfonodi ingrossati. Negli adulti, l’infezione da CMV può talvolta causare sintomi simili alla mononucleosi (mono), come estrema stanchezza, febbre, brividi, dolori muscolari e/o mal di testa e innalzamento delle transaminasi, che di solito si risolvono in poche settimane. Il CMV può causare considerevoli problemi di salute in diverse situazioni:

  • Una donna infettata per la prima volta (infezione primaria) durante la gravidanza può trasmettere l’infezione al feto attraverso la L’organo di connessione tra la donna in gravidanza e il feto presente nel suo utero. Il circolo sanguigno materno e del feto non sono connessi in maniera diretta ma sono separati da una membrana che permette alle sostanze nutritive di passare dalla madre al feto e ai prodotti di scarto di passare dal feto alla madre, per poter essere eliminati. « >placenta, La prevalenza dei neonati infetti in USA è 0,5-2,2% dei nati vivi, in Italia è molto più bassa (0,15-0,5%) in quanto la prevalenza degli anticorpi è elevata e quindi le infezioni primarie in età adulta sono più rare. L’infezione può causare gravi problemi fisici e di sviluppo nel bambino. Il rischio di trasmissione al feto per infezione primaria materna è del 32% in totale: 30%-40% nel primo e secondo trimestre e 40%-70% nel terzo trimestre. Il rischio di trasmissione a seguito di un’infezione secondaria è invece molto più basso (1-2%). Nelle infezioni primarie del primo trimestre l’infezione può anche causare aborto spontaneo e morte fetale. L’85-90% dei neonati infettati è Assenza di sintomi. Detto di soggetto che non mostra sintomi di malattia. « >asintomatico, il 10-15% presenta alla nascita sintomi da malattia citomegalica, che possono essere transitori (epatosplenomegalia, polmonite, ittero, convulsioni) o permanenti (microcefalia, ventricolomegalia, corioretinite, sordità neurosensoriale, deficit visivi, ritardo mentale, ritardo psicomotorio, ecc). Un ulteriore 8-15% dei neonati infetti ma apparentemente sani presenterà sequele tardive, nella maggior parte dei casi un difetto uditivo neurosensoriale più o meno grave. La comparsa di disabilità permanenti è più probabile nei bambini che mostrano i sintomi già alla nascita. Il CMV può essere trasmesso dalla madre al neonato anche durante il parto (infezione perinatale) oppure attraverso l’allattamento (infezione postnatale). In genere, la trasmissione perinatale e postnatale del CMV non è associata alla comparsa di un’infezione di tipo sintomatico o di sequele neurologiche, se non in rare eccezioni, come ad esempio nei bambini prematuri o con basso peso alla nascita.
  • Il CMV può causare gravi malattie nelle persone immunodepresse, come coloro che sono affetti da HIV/AIDS, coloro che hanno ricevuto un trapianto di organi solidi o di midollo, nei pazienti con tumore sottoposti a chemioterapia. Questi individui possono manifestare sintomi più gravi, l’infezione da CMV può essere più duratura e il CMV può riattivarsi con maggiore frequenza, causando infezione in varie sedi:
    • Occhi, causando Risposta dell’organismo ad attacchi quali un trauma od un’infezione; quando localizzata è riconoscibile dal dolore, calore, gonfiore ed arrossamento. « >infiammazione della Parte sensibile dell’occhio che raccoglie le immagini dal cristallino e le traduce in segnali chimici che possono essere interpretati dal cervello. « >retina (retinite), che può portare a cecità
    • Apparato digerente, causando diarrea ematica e dolore addominale
    • Polmoni, causando polmonite con tosse non produttiva e difficoltà respiratorie
    • Descrizione delle strutture cerebrali L’encefalo è un tessuto morbido e spugnoso. È protetto dalle ossa del cranio e da tre sottili membrane chiamate meningi. Un liquido chiamato liquido cefalorachidiano o liquor, scorre attraverso gli spazi tra le meningi e attraverso i ventricoli cerebrali, svolgendo una funzione protettiva per il SNC. « >Encefalo, causando Ogni malattia che provoca deterioramento cerebrale. « >encefalite
    • Fegato e Organo localizzato nell’addome che svolge le funzioni di deposito delle cellule del sangue, rimozione delle cellule ematiche invecchiate dal circolo sanguigno, produzione dei linfociti deputati alla difesa dalle infezioni e filtrazione delle sostanze estranee all’organismo dal circolo ematico. « >milza (epatosplenomegalia, epatite)
    • Pancreas (causando pancreatiti)
    • Cuore (causando miocarditi)
See also:  Come Essere Felici?

Inoltre, un’infezione da CMV può causare il rigetto di un trapianto e deprimere ulteriormente il sistema immunitario, favorendo il verificarsi d’infezioni secondarie come le infezioni fungine.

Come capire se il Citomegalovirus si è riattivato?

Autore: Redazione 04 Agosto 2014 Creato: 04 Agosto 2014 Salve, a maggio 2013 ho contratto cmv, il test avidità era dubbio, ho fatto amnio a 16 settimane e il virus era presente in 400 copie, ho fatto le infusioni di immuglobuline, ho ripetuto amnio a 21 settimane e il viru s ‘era replicato diventando 5.450.000 copie.

  1. Abbiamo deciso per l ‘aborto.
  2. Durante l’anno ho monitorato il cmv ma sia le igg che le igm sono rimaste positive calando di poco.
  3. Nel frattempo ho fatto dei controlli per varicella morbillo parotite e pertosse.
  4. È risultato che per parotite e pertosse avevo sia igg che igm positive mentre varicella e morbillo non avevo avuto e ho quindi provveduto facendo il vaccino.

Dopo un mese ho rifatto le analisi ed avevo tutte e quattro i virus igg e igm positivi. Mi hanno spiegato che possono essere dei falsi positivi. Dopo 40 gg sono rimasta incinta oggi sono di 7 settimane e poiché ho tosse e mal di gola la mia paura è la reinfezione del cmv.

E la mia domanda è se ad oggi dopo più di un anno nelle analisi risulta ancora igg e igm positive al cmv, quali analisi dovrei fare ora che sono incinta? E se ci fosse una riattivazione cosa rischia il mio bimbo. Dopo il parto indotto per aborto terapeutico a 23 settimane ho dovuto chiedere aiuto ad una psicologa perché il dolore mi aveva devastato, vorrei essere più fortunata questa volta.

La prego mi dica quali esami devo fare per stare più tranquilla. Grazie mille Linda RISPONDE il Prof. Giovanni Nigro, Direttore della Clinica Pediatrica Universitaria e della Scuola di Specializzazione in Pediatria dell’Università dell’Aquila – Ospedale San Salvatore – ASL1: Linda, ovviamente è impossibile chiarirle una situazione così complessa senza vederci.

Tuttavia: per verificare se il CMV è attivo esamini CMV DNA in sangue saliva urine e tampone vaginale, per verificare se ha crossreattività immunitaria esamini ANA ACA ASMA TPO RF. Una curiosità: quali Ig e quante infusioni ha ricevuto prima dell’amnio? Clicca qui per conoscere le norme di prevenzione di base del cmv.

Per saperne di PIU’ VAI ALLA SEZIONE CITOMEGALOVIRUS CONGENITO,

Quanto durano le IgG Citomegalovirus?

Gli IgG compaiono diverse settimane dopo il contagio e rimangono positivi per tutta la vita, mentre gli IgM compaiono entro 1-2 settimane (raramente entro un tempo maggiore) dal contagio per poi scomparire entro qualche mese.

Chi è diventato negativo può trasmettere il virus?

Se risulto negativo al test ma ho ancora i sintomi posso contagiare gli altri? Succede molto spesso che i durino più a lungo della positività di una persona. Anche se non si tratta di, Sintomi come febbre e tosse, infatti, possono perdurare qualche giorno o una settimana anche se il test antigenico rapido risulta negativo.

Quanto tempo dura la carica virale?

Alcuni individui sono contagiosi anche al settimo o decimo giorno – Una ricerca condotta da Amy Barczak, specialista in malattie infettive presso il Massachusetts General Hospital di Boston, suggerisce che un quarto delle persone che hanno contratto la variante Omicron di Sars-CoV-2 potrebbe essere ancora contagiosa dopo otto giorni.

Lo studio è stato pubblicato sul sito medRxiv, Mentre una ricerca del Crick Institute e dall’University College Hospital, entrambi a Londra, suggerisce che un numero significativo di persone mantiene una carica virale sufficientemente alta da poter infettare altre persone dai 7 ai 10 giorni, indipendentemente dal tipo di variante o dal numero di dosi di vaccino ricevute.

Anche questo studio è stato pubblicato sul sito medRxiv,

Come si prende il Citomegalovirus forum?

In questo forum si parla di malattie infettive. Le risposte sono date da un team di specialisti coordinati da Massimo Andreoni, professore di Malattie Infettive all’Università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.

  • Gli altri esperti che rispondono, tutti medici all’UOC Malattie Infettive del Policlinico Tor Vergata, sono: Laura Campogiani, Mirko Compagno, Luigi Coppola, Ilaria Spalliera, Pietro Vitale, Tiziana Mulas, Ludovica Ferrari, Giuseppe De Simone.
  • Si informano i lettori che la pubblicazione delle risposte potrà subire notevole ritardo a causa dell’impegno di tutto lo staff di Malattie Infettive del Policlinico Tor Vergata nel fronteggiare l’emergenza Covid-19.

Le risposte sono pubbliche. Non sempre è possibile fornire una soluzione ai problemi, ma si cerca almeno di indicare i giusti indirizzi di comportamento. Non possiamo garantire una risposta immediata a tutti i quesiti: consigliamo di tornare sul forum nei giorni successivi per verificare se il moderatore ha soddisfatto la richiesta.

Salve ho contratto il cmv in gravidanza all inizio la gravidanza x i valori alti abbiamo dovuto interrompere vorrei sapere un’altra gravidanza sarà possibile?? Ho tanta paura ho molto desiderio cosa devo fare? di Carlotta franciamore La risposta a cura della Dott.ssa Margherita De Masi Salve. Il citomegalovirus (CMV) appartiene ad una delle famiglie più note di virus, ossia quella che comprende i patogeni responsabili dell’herpes labialis, della varicella e della mononucleosi.

La trasmissione del citomegalovirus avviene tramite contatto con tutti i liquidi biologici delle persone infette (saliva, sangue, secrezioni genitali, urine, ecc.), soprattutto con le goccioline di saliva rilasciate durante i colpi di tosse o gli starnuti.

  1. Normalmente le infezioni da CMV provocano delle forme simil-influenzali che si risolvono spontaneamente senza provocare troppi disagi alla persona colpita.
  2. In alcuni casi specifici il CMV può provocare infezioni pericolose, soprattutto in caso di deficit difese immunitarie o gravidanza.
  3. Le donne gravide maggiormente a rischio sono quelle che non hanno mai contratto l’infezione e che quindi non hanno mai prodotto gli anticorpi contro tale virus.

Invece, se la donna è stata già esposta al virus, può produrre anticorpi in grado di neutralizzare l’infezione più velocemente, evitando così il passaggio del virus per via placentare al feto. Durante la prima infezione da CMV, contratta nel periodo che va tra i due mesi prima del concepimento al termine della gravidanza, la probabilità che il virus passi la barriera placentare e si replichi nei tessuti fetali è molto alta (circa 30-40%), comportando spesso l’interruzione della gestazione nel primo trimestre e danni di organo e neurologici al nascituro.

In caso di seconda infezione, il rischio che il virus provochi danni al feto si abbassa a circa l’1% in quanto gli anticorpi materni possono passare la barriera placentare ed aiutare a debellare l’infezione in tempi rapidi. E’ quindi possibile per voi pensare ad una nuova gravidanza, seguendo le raccomandazioni del vostro medico e del vostro ginecologo e facendo i prelievi ematici ed i controlli ecografici quando richiesti.

Dott.ssa Margherita De Masi

Cosa fare se si è positivi al Citomegalovirus in gravidanza?

Citomegalovirus in gravidanza, il contagio del feto si può prevenire ma la terapia è poco conosciuta, alle gestanti viene consigliato l’aborto L’esperienza di Giada Benetton: la terapia ha salvato mia figlia IsabellaOsservatorio Malattie Rare mette a disposizione un per le vostre domande Roma – Il (CMV) è un agente infettivo molto comune, tanto che il 60-80% degli adulti presenta anticorpi anti-CMV.

I sintomi sono simili a quelli dell’influenza o della mononucleosi e nella maggior parte dei casi l’infezione non ha conseguenze rilevanti. Durante la gravidanza però contrarre questa infezione diventa estremamente rischioso: il virus potrebbe essere trasmesso al feto, che non è dotato delle armi immunitarie per combatterlo.

In questo caso si parla di « citomegalovirus congenito ». Questa infezione può produrre danni di entità variabile al nascituro e riguardare il sistema nervoso centrale, con malformazioni visibili ecograficamente, oppure provocare ritardo mentale, sordità congenita o corioretinite (una patologia della retina che provoca cecità).

La prima arma contro il CMV è sicuramente la prevenzione : il CMV si trasmette attraverso i fluidi corporei, quindi una corretta igiene (lavarsi le mani, evitare il contatto con le secrezioni orali, evitare i rapporti sessuali a rischio ) può prevenire l’infezione. Si tratta però di un virus estremamente comune, tant’è che in gravidanza sarebbe bene eseguire il test di screening.

Si tratta di un semplice esame del sangue, attraverso il quale vengono misurati gli anticorpi specifici, detti immunoglobuline. Una volta infettata, la donna produce gli anticorpi IgM e IgG rivolti contro il virus. Se alle analisi gli anticorpi IgM risultano positivi l’infezione è in atto (escludendo le false positività).

  • Se gli anticorpi IgG sono negativi siamo in presenza di un’infezione primaria, la più pericolosa.
  • Se anche le IgG sono positive, può trattarsi di un’infezione primaria recente o una riattivazione o reinfezione.
  • Sarà quindi necessario eseguire il cosiddetto test di avidità (o avidity test) che permette di sapere se l’infezione si è avuta nei tre mesi precedenti o se è avvenuta anteriormente: se ci si è ammalate prima della gravidanza i rischi si abbassano all’1% circa.

Se è confermata l’infezione primaria in gravidanza, è bene rivolgersi ad una struttura specializzata.  » Quando si scopre l’infezione primaria – spiega il Prof. Giovanni Nigro, Direttore della Clinica Pediatrica e della Scuola di Specializzazione in Pediatria dell’Università dell’Aquila – nella maggior parte dei casi viene consigliata l’interruzione di gravidanza, senza nemmeno fare i test di approfondimento,

  1. In alcuni casi non viene fatto nemmeno quello che si chiama ‘test di avidità’, questo vuol dire che in alcuni casi si consiglia di interrompere una gravidanza senza nemmeno essere sicuri al 100% che il nascituro abbia sviluppato l’infezione.
  2. Solo con l’amniocentesi si può poi essere sicuri che l’infezione fetale sia in corso, interrompere una gravidanza prima è solo un modo per aggirare il problema, anche perché il citomegalovirus congenito si può prevenire e, nel caso sia già stato trasmesso al feto, si possono limitare di molto o evitare i danni ».

Una cura per questa infezione esiste. C onsiste nella somministrazione di immunoglobuline specifiche, che abbattono notevolmente il pericolo di trasmissione del virus al feto nel caso in cui non abbia ancora contratto il virus, o lo aiutano a combattere la malattia.

Cominciando le immunoglobuline già in periodo fetale e continuando il trattamento dopo la nascita, unitamente al trattamento antivirale standard, si possono ridurre al minimo i danni causati da virus, e bloccare il virus stesso. Se questa terapia non viene somministrata il virus rimane attivo, continuando a danneggiare il sistema nervoso del bambino. » Le immunoglobuline specifiche sono però ancora considerate una terapia sperimentale, malgrado le ormai numerose pubblicazioni internazionali, e di rado vengono proposte alla gestante.

A volte alle donne con infezione primaria, nei casi in cui una terapia viene almeno tentata offerta in ospedale, vengono somministrate le immunoglobuline non specifiche, meno costose di quelle specifiche ma meno efficaci. Purtroppo, oggi, chi volesse affrontare questa terapia per non incorrere nell’opportunità di un aborto deve pagarla nella maggior parte dei casi di tasca propria.

  • Lo sa bene Giada Briziarelli Benetton, che ha contratto l’infezione alla sua terza gravidanza e si è sottoposta alla terapia a base di immunoglobuline specifiche a sue spese.
  • Per fortuna noi potevamo permettercelo – racconta – ma fin da quell’istante ci siamo resi conto di questa assurdità, ovvero dell’impossibilità, per chi non ha assicurazioni sanitarie o capacità economiche, di poter tentare di salvare la vita del proprio figlio.

Mia figlia Isabella aveva contratto il virus e riportava segni evidenti quali un versamento addominale e gli organi addominali fegato e milza gonfi ed una piccola cisti al cervello, per cui, sottoponendomi ad immunoglobuline, mi hanno fatta arrivare alla trentaseiesima settimana per poi praticare un taglio cesareo al fine di togliere la bimba dal liquido amniotico infetto.

Dopo la nascita le sono bastati pochi giorni per recuperare, perché aveva delle forti difese contro il virus che le erano state trasmesse con le immunoglobuline che in gravidanza mi erano state somministrate. » Dopo questa esperienza Giada e suo marito Andrea hanno fondato l’, p er aiutare le famiglie ad affrontare questa malattia e ricordare che l’aborto non è sempre la soluzione: la terapia esiste, anche se poco conosciuta.

« Io, mio marito e mia figlia siamo stati, perciò, molto più fortunati di altri perché abbiamo avuto la possibilità di scoprire, tramite medici competenti, che esiste un modo per combattere questo maledetto virus riducendo in grande percentuale le sue capacità nocive.

Abbiamo avuto, inoltre, la possibilità economica di usufruire di queste cure. Questo è il motivo che ci ha spinti a costituire questa Onlus: offrire la stessa opportunità a chi avrà la sfortuna di dover affrontare la medesima odissea, divulgando le conoscenze scientifiche in materia, l’esistenza della possibilità di aiutarsi con cure specifiche e raccogliendo i fondi necessari a sostenere le famiglie che non possono permettersi tali cure.

Vogliamo inoltre promuovere la prevenzione e rendere obbligatorio il test di screening in gravidanza, perchè il CMV venga scoperto e trattato immediatamente. » Per maggiori informazioni sull’infezione da citomegalovirus Osservatorio Malattie Rare mette a disposizione il servizio L’ESPERTO RISPONDE.

  1. Il Prof. Giovanni Nigro risponderà alle domande dei lettori che si collegheranno alla pagina,
  2. Osservatorio Malattie Rare, prima agenzia giornalistica nazionale dedicata alle malattie rare e ai tumori rari, offre questo servizio in maniera completamente gratuita, grazie alla collaborazione dei maggiori esperti italiani del settore.

Per saperne di più sul è possibile consultare la alla patologia. : Citomegalovirus in gravidanza, il contagio del feto si può prevenire ma la terapia è poco conosciuta, alle gestanti viene consigliato l’aborto

Cosa può danneggiare il feto?

Quali sono le malattie infettive pericolose in gravidanza? 16/01/2018

  • Influenza, toxoplasmosi, citomegalovirus, rosolia: come comportarsi in gravidanza? Ne abbiamo parlato con Irene Cetin – Direttore Dipartimento
  • Malattie infettive pericolose in gravidanza
  • Il Periodo Gestazionale è un periodo molto delicato nella vita della donna che si trova ad affrontare situazioni e sensazioni nuove, sia da un punto di vista fisico sia da un punto di vista emotivo.
  • Durante la gravidanza non è raro che le preoccupazioni crescano e alcune di queste riguardano particolari malattie che, se contratte durante i nove mesi, potrebbero causare problemi alla madre e al bambino
  • Quali sono le malattie infettive da tenere maggiormente sotto controllo durante la gravidanza?
See also:  Come Disintossicare Il Fegato?

Partiamo dalla cosa più semplice e banale, ma di fondamentale importanza: l’influenza. È stato dimostrato che in Italia, tra i casi di morte materna, un sesto è dovuto all’influenza. Questo accade perché durante la gravidanza le difese immunitarie e la funzionalità polmonare sono diverse, quindi se una donna in gravidanza contrae l’influenza è più facile che le venga la polmonite e che abbia delle complicazioni.

  1. Non rappresenta nessun rischio il vaccino antinfluenzale fatto durante la gravidanza?
  2. No, però, solitamente si evita di fare il vaccino antinfluenzale durante il primo trimestre, ma semplicemente per prudenza.
  3. Quali sono le malattie infettive maggiormente pericolose per il feto?

Esistono una serie di malattie infettive che contratte durante la gravidanza possono danneggiare il bambino. Per esempio, toxoplasmosi, rosolia, l’infezione da ciclomegalovirus e la varicella. Che cos’è la toxoplasmosi? La toxoplasmosi è una malattia parassitaria trasmessa dal toxoplasma gondii, microorganismo che si riproduce soltanto nel gatto, il quale lo può trasmette all’uomo attraverso le sue feci.

Questo toxoplasma, infatti, tramite le feci del gatto può andare a contaminare la terra e quindi la frutta e la verdura che una volta ingerita potrebbe infettare la donna ed infine il bambino. Come è possibile evitare di venire contagiati dal toxoplasma? Se una donna non ha mai avuto la toxoplasmosi può prevenirla durante la gravidanza facendo attenzione a mangiare frutta e verdura cotta o lavata accuratamente, strofinando, usando un tagliere pulito e se, per esempio, si taglia il melone sarebbe opportuno lavare la buccia in modo tale che, andando a contatto con il coltello, e quindi con la parte che viene poi mangiata, non si contamini.

L’altra possibilità di contagio è attraverso la carne cruda di animali che hanno contratto la malattia. La carne si può mangiare ma deve essere cotta bene. Lo stesso vale per gli affettati, quelli cotti si possono mangiare se non sono venuti a contatto con taglieri che hanno affettato anche insaccati crudi, i quali sono severamente sconsigliati durante il periodo gestazionale.

  • Quali sono i sintomi tipici della toxoplasmosi?
  • Se una donna contrae la toxoplasmosi la malattia può anche non dare sintomi perciò ad inizio gravidanza si effettuano esami di routine, per controllare se una donna ha avuto o meno la toxoplasmosi, se non l’ha mai avuta si effettua il controllo insieme all’esame del sangue.
  • Se si contrae la toxoplasmosi quali possono essere i rischi effettivi per il feto?

Il rischio che il bambino contragga la malattie e abbia una malformazione è basso, inferiore al 10%. Tuttavia se contrae la malattia può avere delle malformazioni: celebrali, cardiovascolari, danni agli organi. Il tipo di danno che può avere il bambino dipende molto dal periodo nel quale la donna ha contratto la malattia, più si va avanti meno i danni sono gravi.

  1. Esiste un vaccino per prevenire la toxoplasmosi?
  2. Non esiste un vaccino per questa malattia, esiste solo una prevenzione basata su costanti controlli durante la gravidanza, fatti attraverso esami del sangue.
  3. Esiste una terapia per combattere il toxoplasma?
  4. Se una donna risultasse positiva agli anticorpi deve essere vista in un centro specialistico, e in base agli esami e alla situazione specifica, si decide se somministrare o meno una terapia antibiotica, la quale è in grado di ridurre un pochino il rischio, ma non annulla la possibilità di danni al feto, qualora questi siano già avvenuti.
  5. È possibile appurare sin da subito l’entità dei danni?
  6. Alcuni danni come malformazioni di organi si possono vedere attraverso l’ecografia, altri come la cecità e la sordità non possono essere diagnosticati preventivamente.
  7. Che cos’è la Rosolia?
  8. La rosolia è una malattia esantematica causata da un virus ad RNA classificato come rubeovirus.
  9. Questo è trasmesso attraverso le goccioline disperse attraverso secrezioni respiratorie della persona infetta.
  10. I sintomi principali sono: eruzioni cutanee, gonfiore alle ghiandole intorno alla zona testa-collo, iperpiressia, sintomi influenzali, forti dolori articolari.
  11. Com’è possibile prevenire questa malattia?
  12. Tutte le donne in età fertile dovrebbero fare il vaccino prima di iniziare una gravidanza.

La vaccinazione per la rosolia non si può assolutamente fare durante la gravidanza perché è un virus vivo attenuato e quindi rappresenterebbe un rischio per il feto. In seguito alla vaccinazione, per almeno tre mesi, non si deve cercare la gravidanza.

  • Esiste una terapia in caso di contagio?
  • Se l’infezione è in atto non esiste nessuna terapia specifica, e nessuna possibilità di prevenire la trasmissione materno-fetale, nel caso il contagio avvenga durante una gravidanza.
  • Quali danni può provocare la rosolia nel bambino?

La rosolia se viene contratta nei primi 3/4 mesi di gravidanza vi è un alto rischio di malformazioni, pari al 90%. I danni possono essere gravi: cecità, sordità, problemi al sistema cardiaco e a quello nervoso centrale. Perciò, la maggior parte delle donne che contrae la rosolia nei primi mesi di gravidanza, scelgono di interromperla.

  1. Che cos’è il citomegalovirus?
  2. Il Citomegalovirus è un virus che proviene dallo stesso ceppo dell’Herpes labiale, dell’, del virus della e quello della Mononucleosi infettiva.
  3. Se contratto fuori gravidanza è quasi asintomatico, ma se il contagio avviene in gravidanza può provocare serie malformazioni nel bambino, prettamente celebrali e quindi non facili da diagnosticare prima della nascita.
  4. Come si trasmette?

La malattia si trasmette tramite un contatto diretto con una persona infetta. Per il fatto che è asintomatica non è sempre facile evitare il contagio.

  • In particolare il virus può risiedere nelle feci, nel sangue, nell’urina e nelle secrezioni vaginali, oro-faringee e cervicali.
  • In caso di infezione esiste una terapia?
  • No, non esiste una terapia, per questa ragione, in caso di infezione accertata, si cerca di discutere insieme alla madre una soluzione che potrebbe anche essere quella di interrompere la gravidanza.
  • Come si può prevenire questa malattia?
  • Non esiste un vaccino contro questo virus, l’unica soluzione potrebbe essere un’adeguata prevenzione, simile a quella per evitare di contrarre l’influenza.

Perciò è consigliabile evitare le metropolitane e i luoghi troppo affollati nei periodi invernali, e lavarsi bene le mani tutte le volte che si è stati fuori. Se una donna ha già un bambino piccolo questi potrebbe essere un veicolo per questa malattia molto diffusa nelle scuole, perciò alle madri in gravidanza si consiglia di non mettere il ciuccio in bocca e di non usare lo stesso bicchiere del figlio.

Anche per questa malattia si fanno gli esami ad inizio gravidanza per verificare se la donna l’ha già contratta o meno. Il citomegalovirus si può prendere una volta, in quella che viene definita infezione primaria, e ricontrarre successivamente in quelle che vengono definite infezioni secondarie, quindi una prima infezione non garantisce immunità.

Tuttavia, l’infezione secondaria è molto meno grave e il rischio che dia problemi al feto è inferiore. Si può quindi affermare che l’unica prevenzione possibile risiede in un controllo costante durante la gravidanza, attraverso gli esami del sangue, fino alla ventitreesima settimana.

Come si contrae il Citomegalovirus in gravidanza?

È possibile contrarre un’infezione da Cytomegalovirus in gravidanza, soprattutto se il contatto con i bambini è frequente per lavoro, o semplicemente perché si è mamma più volte.

Quanti giorni devono passare tra un tampone positivo e l’altro?

Quando termina l’ISOLAMENTO? – L’isolamento potrà terminare dopo 5 giorni dalla comparsa dei sintomi o dalla data di esecuzione del tampone.

Se sei sempre stato asintomatico (senza sintomi) potrai interrompere l’isolamento anche prima dei 5 giorni se, a seguito di esecuzione di tampone antigenico o molecolare, il risultato è « non rilevato » ovvero « negativo » Per immunodepressi, operatori sanitari e persone rientrate in Italia dalla Cina l’isolamento termina a seguito dell’esecuzione del tampone di controllo con esito « non rilevato » ovvero « negativo »

La durata massima del periodo di isolamento è di 14 giorni.

Quando una persona positiva è contagiosa?

Gli studi hanno stabilito che il periodo di massimo contagio parte da 24-48 ore prima della comparsa dei sintomi, per cui si può considerare che le prime 24-48 ore dopo un contatto potenzialmente infettante sono ore in cui è difficile trasmettere l’infezione.

Quanto tempo deve passare tra un tampone positivo e l’altro?

Si raccomanda di ripetere il test dopo 7 giorni, ma non è una regola inderogabile – Per cui le regole, anzi le raccomandazioni, sulle tempistiche per l’esecuzione dei test rimangono invariate a quelle previste quando erano dominanti altre, «Nel caso in cui si risulti ancora positivi dopo 7 giorni dal primo test si consiglia di ripeterlo dopo altri 7 giorni», spiega a Sanità Informazione il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all’Università Statale di Milano,

Come si contrae il Citomegalovirus in gravidanza?

È possibile contrarre un’infezione da Cytomegalovirus in gravidanza, soprattutto se il contatto con i bambini è frequente per lavoro, o semplicemente perché si è mamma più volte.

Quante donne contraggono il Citomegalovirus in gravidanza?

Significa che su dieci bambini di mamme che contraggono il CMV durante la gravidanza, 3 o 4 lo contraggono a loro volta. Ma attenzione: anche se il feto ha contratto il virus, non è detto che manifesti delle conseguenze, a breve o a lungo termine.

Come si prende il Citomegalovirus forum?

In questo forum si parla di malattie infettive. Le risposte sono date da un team di specialisti coordinati da Massimo Andreoni, professore di Malattie Infettive all’Università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.

  1. Gli altri esperti che rispondono, tutti medici all’UOC Malattie Infettive del Policlinico Tor Vergata, sono: Laura Campogiani, Mirko Compagno, Luigi Coppola, Ilaria Spalliera, Pietro Vitale, Tiziana Mulas, Ludovica Ferrari, Giuseppe De Simone.
  2. Si informano i lettori che la pubblicazione delle risposte potrà subire notevole ritardo a causa dell’impegno di tutto lo staff di Malattie Infettive del Policlinico Tor Vergata nel fronteggiare l’emergenza Covid-19.

Le risposte sono pubbliche. Non sempre è possibile fornire una soluzione ai problemi, ma si cerca almeno di indicare i giusti indirizzi di comportamento. Non possiamo garantire una risposta immediata a tutti i quesiti: consigliamo di tornare sul forum nei giorni successivi per verificare se il moderatore ha soddisfatto la richiesta.

  1. Salve ho contratto il cmv in gravidanza all inizio la gravidanza x i valori alti abbiamo dovuto interrompere vorrei sapere un’altra gravidanza sarà possibile?? Ho tanta paura ho molto desiderio cosa devo fare? di Carlotta franciamore La risposta a cura della Dott.ssa Margherita De Masi Salve.
  2. Il citomegalovirus (CMV) appartiene ad una delle famiglie più note di virus, ossia quella che comprende i patogeni responsabili dell’herpes labialis, della varicella e della mononucleosi.

La trasmissione del citomegalovirus avviene tramite contatto con tutti i liquidi biologici delle persone infette (saliva, sangue, secrezioni genitali, urine, ecc.), soprattutto con le goccioline di saliva rilasciate durante i colpi di tosse o gli starnuti.

  1. Normalmente le infezioni da CMV provocano delle forme simil-influenzali che si risolvono spontaneamente senza provocare troppi disagi alla persona colpita.
  2. In alcuni casi specifici il CMV può provocare infezioni pericolose, soprattutto in caso di deficit difese immunitarie o gravidanza.
  3. Le donne gravide maggiormente a rischio sono quelle che non hanno mai contratto l’infezione e che quindi non hanno mai prodotto gli anticorpi contro tale virus.

Invece, se la donna è stata già esposta al virus, può produrre anticorpi in grado di neutralizzare l’infezione più velocemente, evitando così il passaggio del virus per via placentare al feto. Durante la prima infezione da CMV, contratta nel periodo che va tra i due mesi prima del concepimento al termine della gravidanza, la probabilità che il virus passi la barriera placentare e si replichi nei tessuti fetali è molto alta (circa 30-40%), comportando spesso l’interruzione della gestazione nel primo trimestre e danni di organo e neurologici al nascituro.

In caso di seconda infezione, il rischio che il virus provochi danni al feto si abbassa a circa l’1% in quanto gli anticorpi materni possono passare la barriera placentare ed aiutare a debellare l’infezione in tempi rapidi. E’ quindi possibile per voi pensare ad una nuova gravidanza, seguendo le raccomandazioni del vostro medico e del vostro ginecologo e facendo i prelievi ematici ed i controlli ecografici quando richiesti.

Dott.ssa Margherita De Masi

Cosa fare se si contrae il Citomegalovirus in gravidanza?

Come si cura l’infezione da Citomegalovirus in gravidanza – I farmaci antivirali normalmente utilizzati per le non possono essere somministrati in gravidanza. L’unica possibilità in caso di positività al virus consiste nella somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa, così da fornire alla mamma gli anticorpi necessari a contrastarne la diffusione e la trasmissione al feto.

  • Anche in caso di contagio avvenuto, la somministrazione di immunoglobuline anti-cmv è utile per evitare la comparsa di problemi gravi a carico del feto.
  • Alla nascita, al contrario, i tradizionali farmaci antivirali come il ganciclovir e il valganciclovir possono essere utilizzati per curare il neonato.

Ad oggi non ci sono metodiche efficaci al 100% per prevenire la trasmissione verticale dell’infezione, né per ridurre le conseguenze di un’infezione congenita. È quindi di fondamentale importanza adottare dei comportamenti mirati a prevenire il contagio :

Lavare bene e spesso le mani con acqua e sapone Evitare di entrare in contatto con mucose e fluidi corporei di persone infette, specie se si tratta di bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni. Ad esempio, portando le mani a naso, bocca o occhi dopo aver dato da mangiare, fatto il bagnetto, pulito il naso o cambiato il pannolino a un bambino Non condividere stoviglie, spazzolini da denti o asciugamani con i bambini Tenere puliti giocattoli e altri oggetti che potrebbero essere stati contaminati dalla saliva o dalle urine dei bambini Disinfettare tutte le superfici contaminate dalle secrezioni di persone infette o bambini piccoli. Il contatto con la saliva o l’urina dei bambini piccoli è infatti una delle principali cause di infezione in gravidanza

Tags : : Infezione da Citomegalovirus in gravidanza